Come ascolti l’altro?

Come ascolti l’altro?

Una delle più grandi sorprese dei quarantatre anni di vita appena percorsi è stata la scoperta di possedere un “potere speciale” (che poi forse speciale non è perché lo possediamo davvero tutti) inutilizzato, non allenato, accantonato.

È stata una scoperta dell’ultimo decennio a dire il vero, ed avutone consapevolezza, mi sono sempre chiesto se fossi stato in grado di utilizzare uno dei più importanti mezzi di comunicazione e connessione con gli altri che ho a disposizione e se lo faccio nella modalità giusta.
Sto naturalmente parlando dell’ASCOLTO!

Prestare ascolto al nostro interlocutore è una delle attività che pensiamo di fare in modo automatico, è proprio in quella parola che si nasconde la potenza dello strumento che ci è stato donato dalla natura.

Ciascuno di noi ha, in effetti, la possibilità di attivare diversi livelli di ascolto, ed in base al livello, di creare una connessione più o meno profonda con l’interlocutore, semplicemente “ascoltando”.

Sì, avete capito bene, senza proferire parola, ma solo ascoltando, siamo in grado di creare un contatto più o meno profondo con l’altro, e il “segreto” sta nel livello di ascolto che attiviamo.

Partendo dal presupposto che, un Ascolto Oggettivo non è possibile,  non esiste in natura, perché noi leggiamo la realtà sulla base del nostro sistema di credenze e la guardiamo con delle lenti ad esse collegate (ma affronteremo questi temi in vari articoli), vediamo cosa si intende per livello di ascolto:

  • Ascolto Biologico: è ciò che il nostro sistema uditivo ci permette di percepire;
  • Ascolto Simulato: quando facciamo finta;
  • Ascolto Selettivo: quando decodifichiamo il messaggio ricevuto, senza tuttavia assicurarci di aver appreso tutti i contenuti del nostro interlocutore;
  • Ascolto Attivo: è una modalità che richiede uno sforzo in più, perché oltre alla decodifica, prevede uno step di riformulazione verbale dei contenuti al nostro interlocutore, in modo da assicurarci di aver appreso e compreso quanto intendeva trasmetterci l’altro e non deludere le sue aspettative.
    La vera ricchezza di questo livello di ascolto è quella di apprendere e comprendere fedelmente i dati ricevuti e rimandarli all’emittente senza interpretazioni personali, contenuti aggiuntivi e totale sospensione del giudizio;
  • Ascolto Empatico: con questa modalità entriamo nel confine di riferimento dell’altro, entriamo in cassa di risonanza, con le sue emozioni, con i suoi vissuti, siamo simultaneamente collegati col suo verbale, non verbale e paraverbale e concentrati nel coglierne le sfumature. Si condivide la percezione emotiva dell’altro, si comprendono le parole ed i sentimenti.  La impieghiamo quando il contenuto della conversazione è emotivamente rilevante e si è in presenza di conflitto, negoziazione, decisione che deve essere risolta.
    Ha un’importanza fondamentale nella comunicazione ma ancora di più nella costruzione di rapporti interpersonali e relazioni autentiche e produttive.

Tutti i livelli visti sono in qualche modo funzionali alla relazione, c’è tuttavia un livello di ascolto profondamente disfunzionale, molto comune, che se allenato in modo negativo (perché l’allenamento può essere anche negativo), rischia di diventare la modalità di ascolto abitudinaria: è l’Ascolto Preconcetto, è il classico “essere prevenuti” e badiamo bene, tutti siamo in pericolo quando si tratta di attivare questa modalità di ascolto, perché siamo guidati dal nostro sistema di credenze settato dall’esperienza che ci porta a pensare che “quella persona è così e dirà questo”, che “in quell’ambiente sono tutti in quel modo”, che “mi dice così per questo motivo”, etc.

Durante gli interventi in azienda e nell’esperienza quotidiana riscontro come l’ascolto preconcetto sia una delle criticità maggiori e nelle relazioni personali e nelle relazioni di lavoro, in azienda. Oltre alla conseguente incomunicabilità, può produrre gravi distorsioni nella percezione della realtà, improduttività e nella migliore delle ipotesi difficoltà nel raggiungimento dei risultati, nella peggiore può essere la causa del classico incidente critico.

Come alleniamo la gestione dell’ascolto preconcetto?

Attraverso le sessioni di Executive e di Team&Group Coaching cominciamo con le tecniche per far spegnere la cosiddetta “radio interna”, cerchiamo le soluzioni per mettere a tacere l’idea prevenuta che abbiamo sull’altro. Ancora, mettiamo tutte le carte sul tavolo, ovvero dichiariamo che siamo prevenuti nell’ascolto e che stiamo tentando di essere il più oggettivi possibile.
Quando la relazione è complessa diventa utile eleggere un mediatore super partes.
Lavorando con competenza e impegno sulla base di questo schema, abbiamo recuperato preziose relazioni e trattative per i nostri clienti.

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